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  • Gramsci e il Sud come spazio di emancipazione
    39-55
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    166

    The paper will actively engage with the contradictions found in Gramsci in an attempt to tease out the elements of emancipation found in his thought, as well as a sub-culture of opposition against Western notions of rationality. Antonio Gramsci’s analysis of the Italian South and of the Southern Italian peasantry in relation to the formation of a radical politics of emancipation constitutes one of the most salient features of his critique of orthodox Marxism. I argue that for the Italian Marxist theorist, the liberation of the Italian peasantry is not only a project of social, economic and political emancipation. Rather, the peasantry’s emancipation is also seen as a project of cultural liberation, a liberation from the dominant strands of rationalist and positivist Enlightenment thought, which Gramsci saw as encapsulated in Crocean philosophy. For Gramsci, the task of the organic intellectuals is to create an ideational sphere in which the colonized South can potentially articulate and celebrate a culture that has historically been deemed backward and primitive. However, Gramsci’s analyses of the South also contain historicist encrustations, which create a dialectical tension in his theory of politico-cultural emancipation that has never really been solved. I argue that the positivist and progressionist encrustations of Gramsci’s program for the emancipation of the South is an instantiation of a wider, Western, 19th and 20th century intellectual tradition which conflates “progress” as such with emancipation, a tradition that goes beyond the Italian and European context, and that is even paralleled by the model for black emancipation in the American South put forth by a figure as seemingly divergent as, say, W.E. B. Du Bois in the The Souls of Black Folk (1903).

  • Dall'Italia agli Usa: gli italiani di Cleveland, le loro tradizioni e la loro eredità
    110-118
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    421

    Sarebbe difficile negare l'influenza che gli italiani hanno avuto sugli Stati Uniti d'America e sul tessuto stesso della vita culturale americana. Non solo metropoli come New York City e Chicago con la loro popolazione di milioni di cittadini ospitano comunità e quartieri italiani significativi, ma lo sono anche città con diverse centinaia di migliaia di abitanti come Boston, Baltimora, Syracuse, St. Louis o Cleveland. Il presente lavoro intende concentrarsi sugli italiani di Cleveland, Ohio, che senza dubbio costituiscono una parte organica e significativa della popolazione della città. Ha lo scopo di offrire una panoramica sulla formazione dei quartieri italiani, dalle prime ondate di immigrati italiani nel 19° secolo, e le opportunità degli italiani di seconda, terza o ennesima generazione di riscoprire le loro comuni radici italiane, di preservare usi e costumi del vecchio paese attraverso una vasta gamma di eventi culturali italiani, i centri della comunità italiana della città e i luoghi della memoria, o i media italo-americani locali

  • «Non so scrivere inglese, a momenti neppure italiano… datemi una “giobba” qualsiasi»: gli emigrati italiani nel teatro di Nino Randazzo
    56-68
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    173

    L'articolo prende in esame la rappresentazione culturale, sociale e linguistica degli italiani emigrati in Australia nella scrittura per il teatro di Nino Randazzo, drammaturgo di origine eoliana, emigrato a Melbourne nel 1952, considerato uno degli autori più importanti e prolifici nel contesto della cosiddetta “letteratura dell'emigrazione”, e più in particolare della letteratura italo-australiana in lingua italiana. Di particolare interesse è il tema dei pregiudizi culturali e sociali degli anglo-australiani nei confronti delle persone di origine italiana, etichettati come ignoranti, impossibili da acculturare e disciplinare, in gran parte legati alle organizzazioni criminali, che parlano per lo più una varietà mista di italiano e inglese. Così, in particolare, nella commedia Il Sindaco d'Australia (1981), in cui l'immagine stereotipata (ma esilarante) dell'emigrante del sud Italia, impulsiva e ambiziosa, caratterizzata a livello linguistico dall'uso di termini italo-australiani; e nella commedia Victoria Market (1982), concepita da Randazzo come protesta contro la tendenza degli anglo-australiani a costruire stereotipi nei confronti degli italo-australiani, in questo caso quello del'italiano mafioso. Il teatro di Randazzo, tuttavia, riesce a distinguersi dalle opere della maggior parte dei drammaturghi italo-australiani di prima generazione per il suo tentativo di demistificare in modo divertente tali pregiudizi e luoghi comuni. È nella scelta di un tono popolare della commedia, ottenuta anche attraverso la sapiente mescolanza di forme italiane più tradizionali con termini italo-australiani tipici degli anni in cui sono ambientati gli eventi narrati, che risiedono gli aspetti specifici di questo autore.

  • Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
    20-35
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    249

    La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.

  • Il legame tra lo spazio e l’individuo in Petrarca e Leopardi
    38-45
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    190

    The interdisciplinary approach in history makes it possible to widen researchers’ perspectives. Italian literature is one medium in which we can reflect the relationship between geography, identity and imagination. John Agnew’s idea that ‘Place is a meaningful site that combines location, locale and sense of place’ conveys the main aspect of a ‘meaningful location’ and gives us a framework within which we can rethink space and place through Italian literature.1 In my research, I intend to examine the connections between identity and landscape, how experiences form the view of the environment through Giacomo Leopardi’s Infinity (1819) and Francis Petrarch’s letter of 26, April, 1336 in which he describes a vision about his ascent up Mount Ventoux. My main aim is to present how the impressiveness of nature becomes visible through the experiences of Leopardi and Petrarch, which is part of their existence. The mountain and the sea are key elements of these texts. The two places chosen and described by the poets have different significance: while Petrarch considered that the Mount Ventoux is the place of spiritual fulfilment, for Leopardi the hill of Recanati meant an isolated place where he could let his imagination roam free. All in all, this research offers new perspective to discover relationship between Italian literature and other disciplines in order to answer other, complex theoretical questions. I examined the topic from an interdisciplinary view to highlight the ways in which history, geography and literature can be linked.

  • Appunti sulla stilistica (italiana) di László Gáldi
    108-121
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    119

    The paper deals with László Gáldi’s Introduction to Italian Stylistics (1971), placing it in the coeval context of the methodological discussions between stylistics and structuralism in the 60s and 70s, as well as in the history of the Italian stylistics in the 20th century.

    It investigates the theoretical sources of Gáldi’s book, which was influenced by different reference points: the European Romance philology, the Russian literary theory (mainly Viktor Žirmunskij’s approach to stylistics) and the Rumanian aesthetics and literary criticism.

    Moreover, it shows the connection between the Introduction and Gáldi’s previous works, particularly the important book on the poetical style of Mihai Eminescu (1964), maybe Gáldi’s most relevant stylistic study, and other significant works of the same period (an interesting stylistic analysis of Musset’ Stances and a historical study of Rumanian versification).

    In doing so, it shows the rich methodological and theoretical sources of Gáldi’s Introduction and the peculiar position of the Hungarian scholar in the history of European stylistics.

  • Ondina e le ondine Questioni di raffigurazione (verbale e iconografica) della donna sportiva nell’Italia fascista (1933 ca.)
    140-160
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    559

    In late 1933, L'Osservatore Romano fuelled an argument against Il Littoriale, mouthpiece of the Fascist sport policy, about women’s sport: the Vatican Italian-speaking newspaper was against the public women’s athletic meetings, and the “immoral” shorts dressed by the young Italian athletes, such as Ondina Valla, going-to-be the first Italian woman to win an Olympic gold medal (1936, Berlin). Which was the situation of Italian female sports, at that time? Which was the influence of new women models coming from US? What was considered “immoral” by conservative people in 1933 Italy watching a women’s athletic or swimming meeting? How Hollywood stars could help Ondina and her mates on the road of female emancipation? These are the questions this essay is going to answer, helped by a lot of historical images, useful to reconstruct a whole collective imagination.

  • Tradurre o non tradurre le parole straniere
    8-37
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    97

    Nel primo Novecento Gabriele D’Annunzio propone con successo tramezzino al posto dell’inglese sandwich. Altrettanta fortuna hanno alcune proposte formulate da Bruno Migliorini negli anni Trenta del secolo scorso: autista e regista per il francese chauffeur e régisseur. Non riescono invece ad attecchire le originali coniazioni di Arrigo Castellani nel 1987: fubbia per smog, guardabimbi per baby-sitter, intredima per weekend, velopattino per windsurf, vendistica per marketing. Agli inizi del Duemila il volume Italiano – Inglese 1 a 1 di Giovanardi, Gualdo e Coco riapre il dibattito tra gli studiosi. Nel 2015 la petizione “Dillo in italiano”, lanciata da Annamaria Testa, ottiene un successo enorme e dimostra l’insofferenza di una larga parte dell’opinione pubblica nei confronti dell’afflusso massiccio di anglicismi. In seguito alla petizione l’Accademia della Crusca costituisce il Gruppo Incipit, un insieme di esperti incaricati di monitorare l’ingresso di nuovi anglicismi e suggerire possibili alternative italiane. Nel 2017 il dizionario Nuovo Devoto-Oli inserisce nel proprio lemmario la rubrica Per dirlo in italiano, contenente oltre 200 schede, che tracciano una breve storia di altrettante parole o locuzioni inglesi penetrate in italiano, ne spiegano il significato l’uso e suggeriscono un possibile equivalente italiano. Il Nuovo Devoto-Oli accoglie con larghezza gli anglicismi più comuni, con l’intento di rendere un servizio utile a quanti non ne conoscano il significato preciso; ma al tempo stesso non ha alcuna riluttanza a proporre un’alternativa italiana, nella profonda convinzione che una simile impostazione sia di aiuto al lettore e rechi un contributo positivo alla stessa lingua italiana.

  • Il mareggiare delle lingue tra emigrazione e immigrazione: il caso dell’italiano
    160-176
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    42

    Il contributo si inserisce nell'ambito della ricerca esistente sullo stato di salute degli italiani all'estero. Propone i risultati preliminari sull'immaginario linguistico di una ricerca qualitativa e quantitativa svolta a Toronto nel 2022 che ha coinvolto 100 informatori di origine italiana appartenenti a diverse generazioni migratorie. I risultati della ricerca evidenziano il valore pluralistico dell'immaginario linguistico degli informatori in cui l'italiano compete fortemente con altre lingue all'interno di uno spazio di possibilità comunicative. Si riferiscono allo spazio della lingua italiana tradizionale sia in Italia, con i dialetti, sia all'estero, con l'italiese nel contesto della ricerca canadese.

  • L'esaltazione dell'identità nazionale italiana nel discorso di Matteo Renzi
    74-95
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    143

    Nations are one of the most well-established constructs in our society, and they represent a very attractive benchmark for personal and social identification. Political speeches, as well as, for example, media discourse and popular culture, constantly reiterate myth, culture and history of nations in order to reaffirm and preserve their positive image, and this tendency doesn’t seem to be weakened by some contemporary events like globalization and the reinforcement of transnational systems.

    As a proof of this trend, the present work proposes an in-depth analysis of the speech held by the then Italian Prime Minister Matteo Renzi at the European Parliament on the occasion of the inauguration of the Italian semester of presidency on July 2, 2014, aiming to demonstrate that also supranational contexts are exploited to reiterate national identity and priorities.

  • Sul raddoppiamento clitico del complemento oggetto e del complemento oggetto indiretto in italiano e in romeno
    95-107
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    286

    L'articolo consiste in una presentazione contrastiva delle funzioni dei pronomi clitici in Accusativo e Dativo in italiano e in romeno. Si occupa fondamentalmente del raddoppiamento clitico, vale a dire la doppia occorrenza del complemento oggetto diretto e del complemento oggetto indiretto. Il raddoppiamento del clitico nei complemento oggetto diretto e del complemento oggetto indiretto è una questione importante per gli insegnanti di studenti romeni di italiano LS e di studenti italiani di romeno LS. Tutte le occorrenze dovrebbero ricevere uguale attenzione: quando il raddoppiamento clitico è obbligatorio, quando è facoltativo o quando è bloccato

  • Contatti linguistici e culturali tra le due sponde dell’Adriatico. L’italiano degli scrittori di origine albanese
    69-86
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    212

    La letteratura migrante è un potente mezzo di espressione che offre una grande varietà di interpretazioni e una grande fonte di ispirazione per gli studiosi per indagare i diversi aspetti della vita e quelli della società. Trovandosi nel mezzo, gli autori migranti hanno l'opportunità di vivere (in) due o più lingue e culture unendole, cambiandole e plasmandole. È proprio qui che avviene il contatto linguistico e dove si svolgono diverse strategie che diventano una parte interessante di una ricerca linguistica e letteraria. Questo articolo indaga il contatto tra la lingua albanese e quella italiana attraverso l'analisi di alcune opere di Ornela Vorpsi, Artur Spanjolli, Ron Kubati e Anilda Ibrahimi. Considerando il fatto che questi autori hanno deciso di utilizzare l'italiano come lingua di espressione, questa indagine offre alcune considerazioni su cosa questo significhi per loro e sull'impatto su entrambe le lingue. Considerando il fatto che questi scrittori trasferiscono nei loro testi non solo aspetti importanti della cultura ma anche alcune caratteristiche della lingua albanese, è interessante vedere il modo in cui avviene il transfert e cosa succede al testo quando due lingue diverse e distanti come albanese e italiano si incontrano.

  • La novella Libertà di Verga e la demitizzazione della retorica risorgimentale
    30-38
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    305

    Giovanni Verga’s tale Libertà has often been object of multifaceted – and frequently discording –critical interpretations, being the most common readings those of who saw in it a clear bias for the Italian Risorgimento (despite its violent development), and those who read it as an expression of resilient skepticism by the author towards the same historic event. Leonardo Sciascia, for example, uses the term “mystification” to describe Verga’s attitude towards Bronte’s insurrection, at a time – 1860 – when Garibaldi was carrying out his well-known Expedition of the Thousand.

    The essay goes through all the noteworthy moments of this critical tradition, eventually deducting that it is by no means possible to draw firm assertions about Verga’s political ideology with the sole literary work as a point of reference. It argues instead that the author’s literary eminence must be seen in his outstanding ability to raise such a vast array of multilayered interpretations in the readers.

  • ‘Brume nordiche’ sullo Stretto. Le radici settentrionali del Romanticismo siciliano
    28-46
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    134

    Il presente saggio si propone di tracciare le influenze del romanticismo nordeuropeo sulle opere di alcuni autori siciliani del primo Ottocento. L'obiettivo è sfatare il mito di un livello "inferiore" della letteratura romantica italiana rispetto alla letteratura nordica, poiché non è incentrata sulla rappresentazione delle aree oscure del sé, di temi soprannaturali, fantastici e irrazionali che sono presenti nella realtà. Vengono esaminate alcune ballate di Felice Bisazza (1809-1867) e Vincenzo Navarro (1800-1867). In queste opere la narrazione di leggende popolari mette in luce un universo spettrale e orribile, rispecchiando situazioni reali, come la violenza della classe nobile e del patriarcato, o l'ingiustizia della disuguaglianza sociale. Si parlerà poi di un'opera teatrale di Giuseppe La Farina (1815-1863), intitolata L'abbandono di un popolo (1845); l'autore ritrae la rivolta anti-spagnola del 1676 a Messina concentrandosi sulle forze inquietanti e sotterranee che si intersecano con i movimenti rivoluzionari. Verrà infine analizzata la produzione di Tommaso Cannizzaro (1838-1921) come traduttore: lo scrittore mette a disposizione del pubblico siciliano e italiano l'affascinante mondo della mitologia scandinava, attraverso le traduzioni di alcuni canti dell'Edda antica medievale.

  • Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
    64-79
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    245

    Il saggio ricostruisce le reazioni  provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe.  Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.

  • Goliarda Sapienza atipica “giornalista militante”
    198-214
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    244

    This paper retraces Goliarda Sapienza’s no-fiction production between 1981 and 1988, considering in particular two feminist reviews of that period such as «Quotidiano Donna» and «Minerva: l’altra metà dell’informazione» on which she wrote articles about society, most of them never considered before today. Excluding the topic of the prison in her most important novels L’università di Rebibbia (1983) and Le certezze del dubbio (1987), the 80s could be defined as a moment of experience inside and beyond the Italian political context. Her reflections on Feminism authorize an interpretation of her “anomalous” way of thinking. At the end, the need to belong to a group will also open the following season.

  • A favore della “grande mutilata”. La pubblicistica italiana filo-ungherese e la questione transilvana nel periodo interbellico
    54-63
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    201

    Il saggio descrive come è stata affrontata la questione della Transilvania durante il periodo tra le due guerre mondiali in Italia da una parte dell'intellighenzia italiana particolarmente pro ungherese.
    Autori e libri riflettono in qualche modo la posizione pro Ungheria emersa durante gli anni Venti in Italia, supportata dal revisionismo del governo fascista e amplificata negli anni Trenta. Numerosi libri e saggi proposero di cambiare i confini tra Ungheria e Romania, fino ai negoziati italo-tedeschi e al Diktat di Vienna del 1940

  • Italia tra storia e storiografia. In cerca dell'identità nazionale
    62-76
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    24

    Partendo dai fondamentali studi dello storico Giuseppe Galasso e nell'ambito di un serrato confronto con la storiografia europea più esperta su questi temi, il saggio ricostruisce alcune questioni dell'identità nazionale italiana attraverso i diversi orientamenti del dibattito storiografico a partire dall'Ottocento ad oggi nel contesto comparativo e storico della modernità europea. La secolare durata delle vicende legate al processo di formazione dell'identità italiana, dalla tradizione dell'Impero Romano al Risorgimento e all'indipendenza nazionale, passando per il lungo dominio delle potenze straniere, si concluse infine con l'unificazione della penisola e la costruzione dello Stato nel 1861. Si affermano così i termini più significativi del discorso identitario: territorio e nazione, le cui basi profonde, però, faticano ancora a trovare ragioni condivise per una comprensione unitaria del quadro storico nazionale. In questo senso la categoria di identità nazionale inizia la sua costruzione all'epoca dei fermenti romantici e resta intimamente legata a quei tratti antropologici che avrebbero consentito di fondare, a metà Ottocento, la comunità degli italiani, finalmente ricongiunti sotto la cornice di una nuovo Stato. Non un'unica identità, quindi, ma una molteplicità di riferimenti al ricco, secolare patrimonio culturale italiano, ripensato alla luce di una stagione decisiva per i destini nazionali.

  • Danese Cataneo, «felicissimo spirito» nelle carte tassiane. L’Amor di Marfisa e la Gerusalemme liberata
    8-20
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    166

    Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem Amor di Marfisa had a wide but undervalued influence in Torquato Tasso’s masterpiece, Gerusalemme liberata. In this short essay I’ll provide the necessary evidences to demonstrate the existence of a deep connection between those two poems, and establish how it is organized. In particular, Cataneo’s literary legacy, which is underlined by a long list of quote, is strongly perceptible for what concerns the expression of feelings and thoughts. Amor di Marfisa, in this regard, gives to the young Tasso an unusual example of epic poem interested in characters’ psychology: aspects such as the self-analysis and the fragmentation of the ego are underrated in Ariosto’s Orlando furioso and all the other Italian poems in ottava rima, whereas they are fundamental in Cataneo’s poem. More than just an example, it represents for Tasso a training ground and a mine, where he founds themes and lexicon that later will be used in Gerusalemme liberata.

  • Prigionieri di guerra ungheresi all’Aquila (1915-1919)
    183-197
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    298

    The aim of this paper is to present the life of Hungarian prisoners of war in the internment camps of L’Aquila, a city situated in the central part of Italy, during and after the Great War. The POWs were first detained in the caserma Castello (Castle barracks), which is a 16th-century fortress where units of the Italian Army were stationing as well at that time. This made it possible for the POWs to lead a relatively idyllic life, whose various aspects are examined in the paper, such as nutrition, accommodation, clothing, correspondence, religious life, daily routine and employment. The sources used include archival documents, two memoirs of ex-POWs and newspaper articles. The comfortable life of the POWs was dimmed by the lack of their families and the Homeland, the idleness and certain infectious diseases. From the summer of 1916, the prisoners were employed in agricultural and industrial works outside the prison camp and were hence transferred from the fortress to barracks and unused churches. It is unknown when the last Hungarian POW left L’Aquila, and yet one of them is proven to have been there still in July 1919.

  • Prigionieri di guerra ungheresi a Padula durante la prima guerra mondiale
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    270

    Il campo di prigionia di Padula, in Italia, operativo durante la prima guerra mondiale in una grande certosa e caserma, è stato oggetto di numerosi studi italiani, cechi e slovacchi, in quanto era uno dei più grandi campi italiani e fungeva da centro per la creazione della Legione Cecoslovacca. Tuttavia, migliaia dei suoi detenuti erano ungheresi, la cui vita è stata a malapena discussa. Questo articolo si propone di presentare la vita dei prigionieri di guerra ungheresi tenuti a Padula. Con l'ausilio di fonti ad esse pertinenti, quali lettere e memorie, è possibile approfondire quattro aspetti: religione, salute, lamentele e lavoro. Un altro scopo dello studio è quello di offrire un elenco dei prigionieri ungheresi.

  • L’evoluzione delle strategie referenziali e predicative nei dibattiti parlamentari delle leggi italiane in materia d’immigrazione
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    150

    L'articolo presenta l'evoluzione dell'uso di due parole nei dibattiti parlamentari, immigrato ed extracomunitario, usate frequentemente in lingua italiana in riferimento a uno straniero che entra nel Paese con l'obiettivo di rimanervi. Il corpus è costituito dai testi trascritti dei dibattiti parlamentari relativi a otto leggi sull'immigrazione tra il 1986 e il 2019, analizzati con metodi sia quantitativi che qualitativi. Vengono prese in considerazione le collocazioni e le co-occorrenze con verbi e aggettivi, così come il linguaggio figurativo.

  • Adolescenti nelle scuole secondarie di secondo grado: identità, lingue e lingue ereditarie. Il caso delle province di Biella e Vercelli
    87-109
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    216

    Il contributo si occupa principalmente della percezione dell'identità degli studenti di nazionalità o origine non italiana e del loro rapporto con la lingua e la cultura di origine e con quelli della comunità ospitante. Sempre più bambini e giovani di origine non italiana sono presenti nelle scuole italiane: il modello di integrazione perseguito in Italia vuole rispettare le differenze culturali e la lingua è uno degli elementi chiave di questo processo. La ricerca ha interessato due province del Piemonte Orientale: Biella e Vercelli. Utilizzando un approccio sociolinguistico e sociologico, è stato condotto uno studio attraverso la somministrazione di questionari riguardanti la lingua e l'identità, la motivazione all'integrazione, la percezione e l'atteggiamento verso la propria lingua / cultura di origine e la lingua / cultura italiana.. Il quadro che emerge presenta atteggiamenti a volte ambigui che si possono definire quasi come una "sospensione" tra il desiderio di "italianizzazione" e la conservazione delle proprie radici. La ricerca pone domande stringenti che le scuole e la società sono chiamate ad affrontare sulla costruzione (o ricostruzione) della propria identità

  • Perché leggere i classici francesi: Calvino e la lezione dei maestri d’oltralpe
    119-131
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    73

    Il trasferimento di Calvino a Parigi nel 1967 segna una nuova fase della sua vita, in cui, inevitabilmente, il contatto con la cultura francese si fa più stretto e diretto. Il saggio esamina il rapporto che, negli anni parigini e in quelli del rientro in Italia, lo scrittore intesse con i grandi classici francesi, negli scritti sparsi e all'interno delle Norton Lectures.

  • Max Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo rinascimentale
    122-130
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    112

    The paper examines thè characteristics of Max Gobbo’s writing in his fantasy novel Alasia - The Iron Maiden. The novel is set in a dystopian XVI century Italy infested by demons, vampires and other strange creatures. The novel unfolds in a clear and flowing prose, supported by a simple and effective writing, expressing thè complexity of a world of darkness, in thè hands of devils. It is full of suspense, of comings and goings, of mythical evocations, as of dramatic moments and a humorous multitone irony.