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  • Foscolo e gli “amici” del Conciliatore
    31-46
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    38

    Il primo numero del «Conciliatore» esce nel settembre 1818; esso ha alle sue spalle accese discussioni. Silvio Pellico, che ne fu il più assiduo propugnatore, si sentiva parte di una élite intellettualmente egemone. Il segno foscoliano circola nelle opere di questi giovani intellettuali della nuova generazione. È la crisi di una generazione che finisce per investire l’idea stessa di letteratura e che vede il passaggio dalle certezze dell’Illuminismo alle inquietudini romantiche. La querelle des anciens et des modernes portò alla luce lo iato incolmabile che contrapponeva Foscolo ai suoi amici e allievi. La posizione assunta dall’esule rischiava di porlo contro i suoi amici più cari, i romantici, e di avvicinarlo maggiormente ai suoi detrattori, i classicisti. Foscolo non riesce a intravedere nessuna possibilità di riuscire a sperimentare una valida mediazione. Netto sintomo della sua perentoria chiusura.

  • Prigionieri di guerra ungheresi a Padula durante la prima guerra mondiale
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    256

    Il campo di prigionia di Padula, in Italia, operativo durante la prima guerra mondiale in una grande certosa e caserma, è stato oggetto di numerosi studi italiani, cechi e slovacchi, in quanto era uno dei più grandi campi italiani e fungeva da centro per la creazione della Legione Cecoslovacca. Tuttavia, migliaia dei suoi detenuti erano ungheresi, la cui vita è stata a malapena discussa. Questo articolo si propone di presentare la vita dei prigionieri di guerra ungheresi tenuti a Padula. Con l'ausilio di fonti ad esse pertinenti, quali lettere e memorie, è possibile approfondire quattro aspetti: religione, salute, lamentele e lavoro. Un altro scopo dello studio è quello di offrire un elenco dei prigionieri ungheresi.

  • Italia tra storia e storiografia. In cerca dell'identità nazionale
    62-76
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    10

    Partendo dai fondamentali studi dello storico Giuseppe Galasso e nell'ambito di un serrato confronto con la storiografia europea più esperta su questi temi, il saggio ricostruisce alcune questioni dell'identità nazionale italiana attraverso i diversi orientamenti del dibattito storiografico a partire dall'Ottocento ad oggi nel contesto comparativo e storico della modernità europea. La secolare durata delle vicende legate al processo di formazione dell'identità italiana, dalla tradizione dell'Impero Romano al Risorgimento e all'indipendenza nazionale, passando per il lungo dominio delle potenze straniere, si concluse infine con l'unificazione della penisola e la costruzione dello Stato nel 1861. Si affermano così i termini più significativi del discorso identitario: territorio e nazione, le cui basi profonde, però, faticano ancora a trovare ragioni condivise per una comprensione unitaria del quadro storico nazionale. In questo senso la categoria di identità nazionale inizia la sua costruzione all'epoca dei fermenti romantici e resta intimamente legata a quei tratti antropologici che avrebbero consentito di fondare, a metà Ottocento, la comunità degli italiani, finalmente ricongiunti sotto la cornice di una nuovo Stato. Non un'unica identità, quindi, ma una molteplicità di riferimenti al ricco, secolare patrimonio culturale italiano, ripensato alla luce di una stagione decisiva per i destini nazionali.

  • A favore della “grande mutilata”. La pubblicistica italiana filo-ungherese e la questione transilvana nel periodo interbellico
    54-63
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    197

    Il saggio descrive come è stata affrontata la questione della Transilvania durante il periodo tra le due guerre mondiali in Italia da una parte dell'intellighenzia italiana particolarmente pro ungherese.
    Autori e libri riflettono in qualche modo la posizione pro Ungheria emersa durante gli anni Venti in Italia, supportata dal revisionismo del governo fascista e amplificata negli anni Trenta. Numerosi libri e saggi proposero di cambiare i confini tra Ungheria e Romania, fino ai negoziati italo-tedeschi e al Diktat di Vienna del 1940

  • Maurizio Moro: «Imagine del Salvatore dal Pordenon Pittor famoso dipinta».: Un componimento ritrovato per un dipinto perduto
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    In the essay Note sulla tradizione spirituale e religiosa Quondam denounced the prejudice which for a long time excluded from the field of “literature” the experiences of religious poetry of the pre-baroque era. The issue is greater in the field of figurative arts, where sacred poetry and those who dealt with it still find it hard to establish themselves as sources for the knowledge of works and artistic languages. This is the case of the Venetian Maurizio Moro, a canon and scholar who lived between the 16th and 17th centuries, known above all as the author of the commentary verses on Dürer’s Little Passion (Venice, 1612). The essay discusses the author’s composition on the «Imagine del Salvatore, dal Pordenon pittor famoso dipinta». The text, published in 1609 within the Amorosi stimoli dell’anima penitente and still unknown to those who have treated the Friulan painter, bears witness to a work not otherwise known, re-evaluating Moro as a precious source for art history and criticism.

  • L'esaltazione dell'identità nazionale italiana nel discorso di Matteo Renzi
    74-95
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    Nations are one of the most well-established constructs in our society, and they represent a very attractive benchmark for personal and social identification. Political speeches, as well as, for example, media discourse and popular culture, constantly reiterate myth, culture and history of nations in order to reaffirm and preserve their positive image, and this tendency doesn’t seem to be weakened by some contemporary events like globalization and the reinforcement of transnational systems.

    As a proof of this trend, the present work proposes an in-depth analysis of the speech held by the then Italian Prime Minister Matteo Renzi at the European Parliament on the occasion of the inauguration of the Italian semester of presidency on July 2, 2014, aiming to demonstrate that also supranational contexts are exploited to reiterate national identity and priorities.

  • Il progetto VVV: lessicografia, informatica e social network al servizio della promozione linguistica
    136-149
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    162

    Questo contributo si basa su un progetto lessicografico e fornisce informazioni importanti sulla promozione del Valoc ’, un dialetto a rischio di estinzione parlato in Val Masino (Lombardia, Italia). Lo scopo del progetto VVV è sviluppare il nuovo dizionario, basato sulla ricerca antropologica e dialettologica. Grazie al nostro approccio metodologico ci proponiamo di osservare le pratiche del Valoc ', la sua trasmissione da una generazione all'altra e discorsi che sostengono principalmente le ideologie in relazione alle pratiche linguistiche e all'identità. In questo lavoro, vorremmo presentare il contesto, descritto da un punto di vista linguistico e sociolinguistico, concentrandoci sull'importanza di promuovere il Valoc ’attraverso lezioni, conferenze, il dizionario e i social network. Infatti, grazie alla nostra pagina sui social network, è stato possibile osservare l'evoluzione del linguaggio e analizzare il modo in cui i parlanti affrontano l'esercizio della scrittura.

  • «Odio finanche la lingua che si parla» Potere e libertà in Nottetempo, casa per casa di Vincenzo Consolo
    85-95
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    18

    Il saggio studia le relazioni tra il romanzo Nottetempo, casa per  casa e le considerazioni di carattere linguistico disseminate da  Consolo in altri testi. Consolo non si limita a criticare il  linguaggio del fascismo ma allarga la sua analisi critica al  linguaggio del potere in quanto tale e ai linguaggi delle opposizioni,  quando siano viziati da una vuota retorica. In tal senso, la fuga  finale del protagonista assume un valore palingenetico anche dal punto  di vista politico.

  • Adolescenti nelle scuole secondarie di secondo grado: identità, lingue e lingue ereditarie. Il caso delle province di Biella e Vercelli
    87-109
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    207

    Il contributo si occupa principalmente della percezione dell'identità degli studenti di nazionalità o origine non italiana e del loro rapporto con la lingua e la cultura di origine e con quelli della comunità ospitante. Sempre più bambini e giovani di origine non italiana sono presenti nelle scuole italiane: il modello di integrazione perseguito in Italia vuole rispettare le differenze culturali e la lingua è uno degli elementi chiave di questo processo. La ricerca ha interessato due province del Piemonte Orientale: Biella e Vercelli. Utilizzando un approccio sociolinguistico e sociologico, è stato condotto uno studio attraverso la somministrazione di questionari riguardanti la lingua e l'identità, la motivazione all'integrazione, la percezione e l'atteggiamento verso la propria lingua / cultura di origine e la lingua / cultura italiana.. Il quadro che emerge presenta atteggiamenti a volte ambigui che si possono definire quasi come una "sospensione" tra il desiderio di "italianizzazione" e la conservazione delle proprie radici. La ricerca pone domande stringenti che le scuole e la società sono chiamate ad affrontare sulla costruzione (o ricostruzione) della propria identità

  • «Non so scrivere inglese, a momenti neppure italiano… datemi una “giobba” qualsiasi»: gli emigrati italiani nel teatro di Nino Randazzo
    56-68
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    162

    L'articolo prende in esame la rappresentazione culturale, sociale e linguistica degli italiani emigrati in Australia nella scrittura per il teatro di Nino Randazzo, drammaturgo di origine eoliana, emigrato a Melbourne nel 1952, considerato uno degli autori più importanti e prolifici nel contesto della cosiddetta “letteratura dell'emigrazione”, e più in particolare della letteratura italo-australiana in lingua italiana. Di particolare interesse è il tema dei pregiudizi culturali e sociali degli anglo-australiani nei confronti delle persone di origine italiana, etichettati come ignoranti, impossibili da acculturare e disciplinare, in gran parte legati alle organizzazioni criminali, che parlano per lo più una varietà mista di italiano e inglese. Così, in particolare, nella commedia Il Sindaco d'Australia (1981), in cui l'immagine stereotipata (ma esilarante) dell'emigrante del sud Italia, impulsiva e ambiziosa, caratterizzata a livello linguistico dall'uso di termini italo-australiani; e nella commedia Victoria Market (1982), concepita da Randazzo come protesta contro la tendenza degli anglo-australiani a costruire stereotipi nei confronti degli italo-australiani, in questo caso quello del'italiano mafioso. Il teatro di Randazzo, tuttavia, riesce a distinguersi dalle opere della maggior parte dei drammaturghi italo-australiani di prima generazione per il suo tentativo di demistificare in modo divertente tali pregiudizi e luoghi comuni. È nella scelta di un tono popolare della commedia, ottenuta anche attraverso la sapiente mescolanza di forme italiane più tradizionali con termini italo-australiani tipici degli anni in cui sono ambientati gli eventi narrati, che risiedono gli aspetti specifici di questo autore.

  • Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
    64-79
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    Il saggio ricostruisce le reazioni  provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe.  Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.

  • L’evoluzione delle strategie referenziali e predicative nei dibattiti parlamentari delle leggi italiane in materia d’immigrazione
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    L'articolo presenta l'evoluzione dell'uso di due parole nei dibattiti parlamentari, immigrato ed extracomunitario, usate frequentemente in lingua italiana in riferimento a uno straniero che entra nel Paese con l'obiettivo di rimanervi. Il corpus è costituito dai testi trascritti dei dibattiti parlamentari relativi a otto leggi sull'immigrazione tra il 1986 e il 2019, analizzati con metodi sia quantitativi che qualitativi. Vengono prese in considerazione le collocazioni e le co-occorrenze con verbi e aggettivi, così come il linguaggio figurativo.

  • Forme della poesia
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    L'analisi del testo è un campo di ricerca ampio e ricco. L'analisi linguistica formale dei testi non è diffusa, non certo in Italia, ma può aiutare proficuamente nella lettura e nell'interpretazione. Questo può essere facilmente dimostrato con la poesia. In questo articolo introduco alcuni fondamenti di questo approccio e mostro come si applicano a due poesie per presentare alcuni dei suoi vantaggi.

  • Il mareggiare delle lingue tra emigrazione e immigrazione: il caso dell’italiano
    160-176
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    Il contributo si inserisce nell'ambito della ricerca esistente sullo stato di salute degli italiani all'estero. Propone i risultati preliminari sull'immaginario linguistico di una ricerca qualitativa e quantitativa svolta a Toronto nel 2022 che ha coinvolto 100 informatori di origine italiana appartenenti a diverse generazioni migratorie. I risultati della ricerca evidenziano il valore pluralistico dell'immaginario linguistico degli informatori in cui l'italiano compete fortemente con altre lingue all'interno di uno spazio di possibilità comunicative. Si riferiscono allo spazio della lingua italiana tradizionale sia in Italia, con i dialetti, sia all'estero, con l'italiese nel contesto della ricerca canadese.

  • Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
    20-35
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    La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.

  • Perché leggere i classici francesi: Calvino e la lezione dei maestri d’oltralpe
    119-131
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    60

    Il trasferimento di Calvino a Parigi nel 1967 segna una nuova fase della sua vita, in cui, inevitabilmente, il contatto con la cultura francese si fa più stretto e diretto. Il saggio esamina il rapporto che, negli anni parigini e in quelli del rientro in Italia, lo scrittore intesse con i grandi classici francesi, negli scritti sparsi e all'interno delle Norton Lectures.