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  • Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
    20-35
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    361

    La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.

  • Dall'Italia agli Usa: gli italiani di Cleveland, le loro tradizioni e la loro eredità
    110-118
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    638

    Sarebbe difficile negare l'influenza che gli italiani hanno avuto sugli Stati Uniti d'America e sul tessuto stesso della vita culturale americana. Non solo metropoli come New York City e Chicago con la loro popolazione di milioni di cittadini ospitano comunità e quartieri italiani significativi, ma lo sono anche città con diverse centinaia di migliaia di abitanti come Boston, Baltimora, Syracuse, St. Louis o Cleveland. Il presente lavoro intende concentrarsi sugli italiani di Cleveland, Ohio, che senza dubbio costituiscono una parte organica e significativa della popolazione della città. Ha lo scopo di offrire una panoramica sulla formazione dei quartieri italiani, dalle prime ondate di immigrati italiani nel 19° secolo, e le opportunità degli italiani di seconda, terza o ennesima generazione di riscoprire le loro comuni radici italiane, di preservare usi e costumi del vecchio paese attraverso una vasta gamma di eventi culturali italiani, i centri della comunità italiana della città e i luoghi della memoria, o i media italo-americani locali

  • Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli
    36-53
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    488

    L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.

  • Immagini di salvezza: retorica ed emozione nella predicazione missionaria gesuitica
    30-49
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    52

    Il presente saggio esamina il manoscritto Opp. Nn. 211 dell’Archivum Romanum Societatis Iesu, attribuito ad Antonio Baldinucci (1665-1717), come caso esemplare della predicazione missionaria gesuitica tra Sei e Settecento. I tredici “ragionamenti” in esso contenuti riflettono la tradizione ignaziana degli esercizi spirituali e la dottrina tridentina sulla penitenza, ma soprattutto evidenziano una strategia omiletica centrata sulla mozione degli affetti. L’analisi retorico-stilistica mette in luce l’uso sistematico di citazioni bibliche e patristiche, di similitudini tratte dall’esperienza quotidiana, di exempla e immagini vivide, nonché di figure come ipotiposi, apostrofe e dialogismo, volte a intensificare la dimensione drammatica e performativa della predica. Concepite per l’oralità e non per la stampa, queste prediche mostrano come la retorica gesuitica selezionasse consapevolmente tecniche di forte impatto emotivo, adattandole a un pubblico rurale e incolto secondo il principio dell’accommodatio. Lungi dall’essere discorsi improvvisati, i “ragionamenti” del manoscritto rivelano una cultura retorica solida e mirata, che faceva della visualità e dell’emozione i cardini della persuasione missionaria.

  • Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giovanili di Paolo Paruta (metà XVI sec.)
    60-73
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    240

    During the mid-1560s, Paolo Paruta (1540-1598), future Ambassador of the Republic of Venice in Rome (1591-1595) and author of the three books of Perfettione della Vita Politica (Venice, 1579) wrote some poems: the canzone Donna, che fosti tra le donne un Sole, and three somnets. The former was then published in Dionigi Atanagi’s Rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori, in morte della Signora Irene delle Signore di Spilimbergo (Venice, 1561), the latters were insert in Diomede Borghesi’s anthology for Cinzia Braccioduro Garzadori (then published in Padua, 1567, without Paruta’s somnets).

    Writing those juvenile poems and making them circulate among the Venetian literary circles (such as Domenico Venier’s), Paruta was looking not only for artistic approval, but also for social visibility: the canzone and the somnets were part of his wider strategy for social climbing inside Venetian patrician ruling class.

  • Il rinnovamento della concezione etico-politica degli studi storici
    8-13
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    Il presente saggio propone di analizzare aspetti e questioni del paradigma etico-politico degli studi storici, a partire dal magistero di Benedetto Croce nel primo Novecento fino agli sviluppi del panorama storiografico italiano nel XXI secolo.

  • Tradurre o non tradurre le parole straniere
    8-37
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    Nel primo Novecento Gabriele D’Annunzio propone con successo tramezzino al posto dell’inglese sandwich. Altrettanta fortuna hanno alcune proposte formulate da Bruno Migliorini negli anni Trenta del secolo scorso: autista e regista per il francese chauffeur e régisseur. Non riescono invece ad attecchire le originali coniazioni di Arrigo Castellani nel 1987: fubbia per smog, guardabimbi per baby-sitter, intredima per weekend, velopattino per windsurf, vendistica per marketing. Agli inizi del Duemila il volume Italiano – Inglese 1 a 1 di Giovanardi, Gualdo e Coco riapre il dibattito tra gli studiosi. Nel 2015 la petizione “Dillo in italiano”, lanciata da Annamaria Testa, ottiene un successo enorme e dimostra l’insofferenza di una larga parte dell’opinione pubblica nei confronti dell’afflusso massiccio di anglicismi. In seguito alla petizione l’Accademia della Crusca costituisce il Gruppo Incipit, un insieme di esperti incaricati di monitorare l’ingresso di nuovi anglicismi e suggerire possibili alternative italiane. Nel 2017 il dizionario Nuovo Devoto-Oli inserisce nel proprio lemmario la rubrica Per dirlo in italiano, contenente oltre 200 schede, che tracciano una breve storia di altrettante parole o locuzioni inglesi penetrate in italiano, ne spiegano il significato l’uso e suggeriscono un possibile equivalente italiano. Il Nuovo Devoto-Oli accoglie con larghezza gli anglicismi più comuni, con l’intento di rendere un servizio utile a quanti non ne conoscano il significato preciso; ma al tempo stesso non ha alcuna riluttanza a proporre un’alternativa italiana, nella profonda convinzione che una simile impostazione sia di aiuto al lettore e rechi un contributo positivo alla stessa lingua italiana.

  • «E io sono in quel numero, benché disutile sia»: l’amicizia tra Lapo Mazzei e Francesco Datini
    120-135
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    Il notaio Lapo Mazzei (1350-1412) era un corrispondente del mercante pratese Francesco di Marco Datini (1335 circa-1410). Le lettere di Mazzei scritte a Datini dal 1390 al 1410 e pubblicate da Cesare Guasti (1822-1889) sono una fonte importante perché restituiscono uno spaccato significativo della vita e dei rapporti personali di un mercante e di un notaio vissuti in Toscana alla fine del XIV secolo. Lo scopo di questo lavoro è analizzare l'amicizia tra Mazzei e Datini e altre figure importanti attraverso lo studio delle lettere notarili