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Le femmine sapute di Anna Banti. Da Artemisia a Il bastardo

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2024-01-31 — Aggiornato il 2024-04-15
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Rivetti, S. (2024). Le femmine sapute di Anna Banti. Da Artemisia a Il bastardo. Italianistica Debreceniensis, 29, 38-61. https://doi.org/10.34102/itde/2023/14222
Abstract

Tra il 1980 e il 1981 Anna Banti pubblica sulla terza pagina del «Corriere della Sera» undici ritratti di pittrici. La rubrica si apre con un articolo su Sofonisba Anguissola, autrice dell'Autoritratto al cavalletto, simbolo della rivendicazione dell'identità femminile che rimette in discussione il ruolo assegnato alla donna nel Cinquecento. È il culmine di una riflessione iniziata nel 1947 con il romanzo Artemisia. Famosa nella cronaca dell'epoca per essere stata al centro di un processo per stupro, Artemisia Gentileschi viene letta come la figura responsabile di un talento, la pittura, difeso a costo di una solitudine che l'accompagna fino alla morte. Le donne muoiono è il titolo di una raccolta di quattro racconti pubblicata nel 1951. Nell'ultimo, Lavinia fuggita, ritorna il tema della vocazione. Nella Venezia del Settecento, dove comporre musica era considerata una professione maschile, Lavinia non riesce a rinunciare alla naturale inclinazione a manipolare gli spartiti con battute di sua invenzione. L'ultimo personaggio femminile che rifiuta di intraprendere la via tradizionale del matrimonio è Cecilia De Gregorio, protagonista de Il bastardo, il romanzo pubblicato nel 1953. Attraverso un percorso austero ma non privo di dubbi, racconta la storia di una donna che trova realizzazione nella propria vita. studia e diventa ingegnere capo di un'azienda

Riferimenti bibliografici
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