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  • Prigionieri di guerra ungheresi all’Aquila (1915-1919)
    183-197
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    The aim of this paper is to present the life of Hungarian prisoners of war in the internment camps of L’Aquila, a city situated in the central part of Italy, during and after the Great War. The POWs were first detained in the caserma Castello (Castle barracks), which is a 16th-century fortress where units of the Italian Army were stationing as well at that time. This made it possible for the POWs to lead a relatively idyllic life, whose various aspects are examined in the paper, such as nutrition, accommodation, clothing, correspondence, religious life, daily routine and employment. The sources used include archival documents, two memoirs of ex-POWs and newspaper articles. The comfortable life of the POWs was dimmed by the lack of their families and the Homeland, the idleness and certain infectious diseases. From the summer of 1916, the prisoners were employed in agricultural and industrial works outside the prison camp and were hence transferred from the fortress to barracks and unused churches. It is unknown when the last Hungarian POW left L’Aquila, and yet one of them is proven to have been there still in July 1919.

  • Prigionieri di guerra ungheresi a Padula durante la prima guerra mondiale
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    Il campo di prigionia di Padula, in Italia, operativo durante la prima guerra mondiale in una grande certosa e caserma, è stato oggetto di numerosi studi italiani, cechi e slovacchi, in quanto era uno dei più grandi campi italiani e fungeva da centro per la creazione della Legione Cecoslovacca. Tuttavia, migliaia dei suoi detenuti erano ungheresi, la cui vita è stata a malapena discussa. Questo articolo si propone di presentare la vita dei prigionieri di guerra ungheresi tenuti a Padula. Con l'ausilio di fonti ad esse pertinenti, quali lettere e memorie, è possibile approfondire quattro aspetti: religione, salute, lamentele e lavoro. Un altro scopo dello studio è quello di offrire un elenco dei prigionieri ungheresi.

  • L'ultima madre: da L’accabadora (2015) di Enrico Pau a Miele di Valeria Golino (2013)
    85-95
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    Abstract: L'accabadora, is a Sardinian term deriving from the Spanish word 'acabar' which means to finish or complete. It refers to a female figure in Sardinian popular tradition, 'the last mother', an angel of mercy who assists the terminally ill in leaving the world. In this paper I explore variations of this female figure in two contemporary films. Enrico Pau's film L'accabadora set in pre- and World War II Sardinia, revolves around a protagonist (Annetta) who is a direct descendant of this Sardinian tradition. The second film, Valerio Golino's Miele, proposes what might be considered a contemporary variant of the Sardinian folk figure. While the tabu subject of euthanasia certainly forms the backdrop to the films, what is foregrounded is the isolation and alienation of the female protagonists who carry out care-giving roles tied to death. Torn between the conviction that the tasks they perform as “last mothers” console or provide final moments of serenity to the dying and an intangible discomfort with their execution of the task, they remain seemingly haunted by their roles, exhibiting an unease that arises from societal discomfort with administering death and a profession that requires that they direct their care to the dying rather than to the living. The representation of the films’ protagonists, their framing and the construction of the journeys they undertake, turn both films into narratives of self-discovery, motivated by encounters with others and otherness, and visually configured by the physical mobility across transformed geo-political landscapes that is central to the films.

  • Friulani nell’industria ungherese con particolare riguardo alla città di Debrecen
    124-145
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    L'emigrazione ha avuto un ruolo significativo nella storia del Friuli per secoli. Sin dal Medioevo, l'emigrazione friulana era caratterizzata principalmente dal movimento di venditori ambulanti (i cosiddetti cramârs) verso i territori tedeschi. Tuttavia, il movimento migratorio friulano più significativo risale ai cinquant'anni precedenti la Prima guerra mondiale, quando la crescente richiesta di manodopera, causata dallo sviluppo industriale europeo, richiamava lavoratori in quantità enormi. Durante questi decenni, l'Impero austroungarico divenne la principale destinazione del movimento, ma il primato dell'Austria fu superato dall'Ungheria negli anni tra il 1892 e il 1894. La migrazione di massa nell'area (avvenuta fino allo scoppio della Prima guerra mondiale) causò cambiamenti duraturi nell'industria ungherese. Le fonti storiche dimostrano che la presenza dei friulani fu significativa soprattutto in alcuni settori, come l'edilizia e la lavorazione della carne. Le aziende friulane attive nel settore della carne durante questo periodo hanno avuto un profondo effetto sulla diffusione e sul successo di un nuovo prodotto: il salame. Va sottolineato che accanto a Budapest e Seghedino, sede del famoso salame Pick, Debrecen ha avuto un ruolo chiave in questo processo con le sue due fabbriche della famiglia Boschetti e Vidoni e dei loro lavoratori migranti

  • Apollinaire e Ungaretti: verso la “caduta” della modernità
    96-118
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    Il rapporto di stima e affinità tra Apollinaire e Ungaretti coinvolge tanto il livello biografico quanto il piano letterario. Se la critica ha abbondantemente sondato i rapporti biografici diretti – a partire dall’incontro dei poeti nel 1913 – e ha seguito gli avanzamenti della loro amicizia durante gli anni del Primo conflitto, sembrerebbero tuttavia ancora inesplorati i contatti indiretti, ovvero quelli precedenti all’arrivo di Ungaretti a Parigi nel 1912. Negli anni, sono state anche numerose le suggestioni tematiche che vedrebbero i due poeti accomunati da affinità profonde; eppure, alcune tangenze a livello tematico e testuale potrebbero ancora riservare spunti inediti e proficui per intendere la loro chiave ermeneutica della modernità.

  • Populismo: una categoria storiografica controversa
    80-94
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    La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.