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  • La novella Libertà di Verga e la demitizzazione della retorica risorgimentale
    30-38
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    305

    Giovanni Verga’s tale Libertà has often been object of multifaceted – and frequently discording –critical interpretations, being the most common readings those of who saw in it a clear bias for the Italian Risorgimento (despite its violent development), and those who read it as an expression of resilient skepticism by the author towards the same historic event. Leonardo Sciascia, for example, uses the term “mystification” to describe Verga’s attitude towards Bronte’s insurrection, at a time – 1860 – when Garibaldi was carrying out his well-known Expedition of the Thousand.

    The essay goes through all the noteworthy moments of this critical tradition, eventually deducting that it is by no means possible to draw firm assertions about Verga’s political ideology with the sole literary work as a point of reference. It argues instead that the author’s literary eminence must be seen in his outstanding ability to raise such a vast array of multilayered interpretations in the readers.

  • «Odio finanche la lingua che si parla» Potere e libertà in Nottetempo, casa per casa di Vincenzo Consolo
    85-95
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    Il saggio studia le relazioni tra il romanzo Nottetempo, casa per  casa e le considerazioni di carattere linguistico disseminate da  Consolo in altri testi. Consolo non si limita a criticare il  linguaggio del fascismo ma allarga la sua analisi critica al  linguaggio del potere in quanto tale e ai linguaggi delle opposizioni,  quando siano viziati da una vuota retorica. In tal senso, la fuga  finale del protagonista assume un valore palingenetico anche dal punto  di vista politico.

  • I “fatti di Bronte” (1860) e un “monumento” del realismo letterario: Libertà di Giovanni Verga
    60-72
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    122

    La novella Libertà di Giovanni Verga è stata spesso letta come fonte storica, e ne sono state notate, anche acutamente, con l'autorevolezza di Leonardo Sciascia, le presunte alterazioni degli eventi storici del 1860, la sanguinosa rivolta nel paese di Bronte, sull'Etna, e la repressione operata dai garibaldini guidati da Nino Bixio (i "fatti di Bronte"). Si propone qui una interpretazione della novella come "monumento" letterario, e non come "documento", rilevandone la tensione immanente verso un "contenuto di verità" a cui aspira il realismo verghiano, con la sua delega narrativa, la rinuncia al giudizio autoriale, la molteplicità di punti di vista, l'attrito che ne deriva dal loro accostamento nella narrazione anche rispetto alle prospettive dei lettori, chiamati necessariamente ad una assunzione di responsabilità.