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Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
20-35Views:276La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Il legame tra lo spazio e l’individuo in Petrarca e Leopardi
38-45Views:200The interdisciplinary approach in history makes it possible to widen researchers’ perspectives. Italian literature is one medium in which we can reflect the relationship between geography, identity and imagination. John Agnew’s idea that ‘Place is a meaningful site that combines location, locale and sense of place’ conveys the main aspect of a ‘meaningful location’ and gives us a framework within which we can rethink space and place through Italian literature.1 In my research, I intend to examine the connections between identity and landscape, how experiences form the view of the environment through Giacomo Leopardi’s Infinity (1819) and Francis Petrarch’s letter of 26, April, 1336 in which he describes a vision about his ascent up Mount Ventoux. My main aim is to present how the impressiveness of nature becomes visible through the experiences of Leopardi and Petrarch, which is part of their existence. The mountain and the sea are key elements of these texts. The two places chosen and described by the poets have different significance: while Petrarch considered that the Mount Ventoux is the place of spiritual fulfilment, for Leopardi the hill of Recanati meant an isolated place where he could let his imagination roam free. All in all, this research offers new perspective to discover relationship between Italian literature and other disciplines in order to answer other, complex theoretical questions. I examined the topic from an interdisciplinary view to highlight the ways in which history, geography and literature can be linked.
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Gramsci e il Sud come spazio di emancipazione
39-55Views:185The paper will actively engage with the contradictions found in Gramsci in an attempt to tease out the elements of emancipation found in his thought, as well as a sub-culture of opposition against Western notions of rationality. Antonio Gramsci’s analysis of the Italian South and of the Southern Italian peasantry in relation to the formation of a radical politics of emancipation constitutes one of the most salient features of his critique of orthodox Marxism. I argue that for the Italian Marxist theorist, the liberation of the Italian peasantry is not only a project of social, economic and political emancipation. Rather, the peasantry’s emancipation is also seen as a project of cultural liberation, a liberation from the dominant strands of rationalist and positivist Enlightenment thought, which Gramsci saw as encapsulated in Crocean philosophy. For Gramsci, the task of the organic intellectuals is to create an ideational sphere in which the colonized South can potentially articulate and celebrate a culture that has historically been deemed backward and primitive. However, Gramsci’s analyses of the South also contain historicist encrustations, which create a dialectical tension in his theory of politico-cultural emancipation that has never really been solved. I argue that the positivist and progressionist encrustations of Gramsci’s program for the emancipation of the South is an instantiation of a wider, Western, 19th and 20th century intellectual tradition which conflates “progress” as such with emancipation, a tradition that goes beyond the Italian and European context, and that is even paralleled by the model for black emancipation in the American South put forth by a figure as seemingly divergent as, say, W.E. B. Du Bois in the The Souls of Black Folk (1903).
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«Non so scrivere inglese, a momenti neppure italiano… datemi una “giobba” qualsiasi»: gli emigrati italiani nel teatro di Nino Randazzo
56-68Views:191L'articolo prende in esame la rappresentazione culturale, sociale e linguistica degli italiani emigrati in Australia nella scrittura per il teatro di Nino Randazzo, drammaturgo di origine eoliana, emigrato a Melbourne nel 1952, considerato uno degli autori più importanti e prolifici nel contesto della cosiddetta “letteratura dell'emigrazione”, e più in particolare della letteratura italo-australiana in lingua italiana. Di particolare interesse è il tema dei pregiudizi culturali e sociali degli anglo-australiani nei confronti delle persone di origine italiana, etichettati come ignoranti, impossibili da acculturare e disciplinare, in gran parte legati alle organizzazioni criminali, che parlano per lo più una varietà mista di italiano e inglese. Così, in particolare, nella commedia Il Sindaco d'Australia (1981), in cui l'immagine stereotipata (ma esilarante) dell'emigrante del sud Italia, impulsiva e ambiziosa, caratterizzata a livello linguistico dall'uso di termini italo-australiani; e nella commedia Victoria Market (1982), concepita da Randazzo come protesta contro la tendenza degli anglo-australiani a costruire stereotipi nei confronti degli italo-australiani, in questo caso quello del'italiano mafioso. Il teatro di Randazzo, tuttavia, riesce a distinguersi dalle opere della maggior parte dei drammaturghi italo-australiani di prima generazione per il suo tentativo di demistificare in modo divertente tali pregiudizi e luoghi comuni. È nella scelta di un tono popolare della commedia, ottenuta anche attraverso la sapiente mescolanza di forme italiane più tradizionali con termini italo-australiani tipici degli anni in cui sono ambientati gli eventi narrati, che risiedono gli aspetti specifici di questo autore.
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Contatti linguistici e culturali tra le due sponde dell’Adriatico. L’italiano degli scrittori di origine albanese
69-86Views:230La letteratura migrante è un potente mezzo di espressione che offre una grande varietà di interpretazioni e una grande fonte di ispirazione per gli studiosi per indagare i diversi aspetti della vita e quelli della società. Trovandosi nel mezzo, gli autori migranti hanno l'opportunità di vivere (in) due o più lingue e culture unendole, cambiandole e plasmandole. È proprio qui che avviene il contatto linguistico e dove si svolgono diverse strategie che diventano una parte interessante di una ricerca linguistica e letteraria. Questo articolo indaga il contatto tra la lingua albanese e quella italiana attraverso l'analisi di alcune opere di Ornela Vorpsi, Artur Spanjolli, Ron Kubati e Anilda Ibrahimi. Considerando il fatto che questi autori hanno deciso di utilizzare l'italiano come lingua di espressione, questa indagine offre alcune considerazioni su cosa questo significhi per loro e sull'impatto su entrambe le lingue. Considerando il fatto che questi scrittori trasferiscono nei loro testi non solo aspetti importanti della cultura ma anche alcune caratteristiche della lingua albanese, è interessante vedere il modo in cui avviene il transfert e cosa succede al testo quando due lingue diverse e distanti come albanese e italiano si incontrano.
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‘Brume nordiche’ sullo Stretto. Le radici settentrionali del Romanticismo siciliano
28-46Views:167Il presente saggio si propone di tracciare le influenze del romanticismo nordeuropeo sulle opere di alcuni autori siciliani del primo Ottocento. L'obiettivo è sfatare il mito di un livello "inferiore" della letteratura romantica italiana rispetto alla letteratura nordica, poiché non è incentrata sulla rappresentazione delle aree oscure del sé, di temi soprannaturali, fantastici e irrazionali che sono presenti nella realtà. Vengono esaminate alcune ballate di Felice Bisazza (1809-1867) e Vincenzo Navarro (1800-1867). In queste opere la narrazione di leggende popolari mette in luce un universo spettrale e orribile, rispecchiando situazioni reali, come la violenza della classe nobile e del patriarcato, o l'ingiustizia della disuguaglianza sociale. Si parlerà poi di un'opera teatrale di Giuseppe La Farina (1815-1863), intitolata L'abbandono di un popolo (1845); l'autore ritrae la rivolta anti-spagnola del 1676 a Messina concentrandosi sulle forze inquietanti e sotterranee che si intersecano con i movimenti rivoluzionari. Verrà infine analizzata la produzione di Tommaso Cannizzaro (1838-1921) come traduttore: lo scrittore mette a disposizione del pubblico siciliano e italiano l'affascinante mondo della mitologia scandinava, attraverso le traduzioni di alcuni canti dell'Edda antica medievale.
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La novella Libertà di Verga e la demitizzazione della retorica risorgimentale
30-38Views:345Giovanni Verga’s tale Libertà has often been object of multifaceted – and frequently discording –critical interpretations, being the most common readings those of who saw in it a clear bias for the Italian Risorgimento (despite its violent development), and those who read it as an expression of resilient skepticism by the author towards the same historic event. Leonardo Sciascia, for example, uses the term “mystification” to describe Verga’s attitude towards Bronte’s insurrection, at a time – 1860 – when Garibaldi was carrying out his well-known Expedition of the Thousand.
The essay goes through all the noteworthy moments of this critical tradition, eventually deducting that it is by no means possible to draw firm assertions about Verga’s political ideology with the sole literary work as a point of reference. It argues instead that the author’s literary eminence must be seen in his outstanding ability to raise such a vast array of multilayered interpretations in the readers.
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Traduzioni belles infidèles. Commenti a quelle dei componimenti lubrici di Domenico Tempio
161-182Views:407Belles infidèles is a French expression highlighting a well-known problem in translating from one language to another. This is true especially in the field of literature and particularly in poetry, where the exterior aspects of the words (for example, the harmony of rhymes, the images, the emotional vibrations, the semantic fields, the polysemy, and so on) become substantial and hardly translatable. The essay focuses on some bad translations of some selected verses from the obscene poems by a 18th-century Sicilian dialect poet, Domenico Tempio: they clearly show the translators’ intervention, who took many liberties and betrayed the formulation, the sense and the effect of the original texts. The essay proposes some more faithful translations of them.
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Per una grammatica del sogno nel «Decameron». Forme e strutture delle novelle a tema onirico
96-109Views:325This paper takes into account the oneiric issue in Giovanni Boccaccio Decameron, with the aim of defining Boccaccio’s overall “grammar of dreaming”: besides an accurate investigation on Decameron’s sources, which range from classic to Medieval literature, it retraces the narrative constructions of the short-novels with oneiric subjects, hypothesizing the existence of two main schemes. In the short-tales on a vision (which are the most known), it is almost always replied the scheme of the “tale in the tale”, due to the creation of a imaginary world with its own rules. Meanwhile, in the short tales of deceiving, the dream is useful to trick the naive antagonist, making him believe something unbelievable. In both cases, it has a deep influence on the so-called “statute of reality” (Amedeo Quondam): in the first, there is the invention of a new reality; in the second it is deconstructed instead.
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Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
64-79Views:277Il saggio ricostruisce le reazioni provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe. Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.
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Luigi Russo: l’unità di scienza e vita
10-19Views:281Nella sua attività di storico e critico Luigi Russo considerò la letteratura non nella prospettiva circoscritto sapere disciplinare, ma tese sempre a correlarla ad aspetti più ampi del reale, della storia, a “fare storia” più che a “saper leggere”, a connettere sempre “scienza” e “vita”, teoria e prassi, studio e valori etico-politici, secondo l’insegnamento di Francesco De Sanctis, enunciato nella straordinaria omonima prolusione napoletana del 1872, da Russo interpretata nella monografia Francesco De Sanctis e la cultura napoletana del 1928. L’opera di Luigi Russo, antiautoritaria, antidemagogica, antidittatoriale, può ancora essere punto di riferimento per coloro a cui stanno a cuore, insieme, i valori della cultura e della polis.
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Perché leggere i classici francesi: Calvino e la lezione dei maestri d’oltralpe
119-131Views:103Il trasferimento di Calvino a Parigi nel 1967 segna una nuova fase della sua vita, in cui, inevitabilmente, il contatto con la cultura francese si fa più stretto e diretto. Il saggio esamina il rapporto che, negli anni parigini e in quelli del rientro in Italia, lo scrittore intesse con i grandi classici francesi, negli scritti sparsi e all'interno delle Norton Lectures.
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Simone Giusti, Natascia Tonelli: Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento, Torino, Loescher, 2021
152-154Views:120Reccensione a Simone Giusti, Natascia Tonelli: Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento, Torino, Loescher, 2021
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Danese Cataneo, «felicissimo spirito» nelle carte tassiane. L’Amor di Marfisa e la Gerusalemme liberata
8-20Views:186Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem Amor di Marfisa had a wide but undervalued influence in Torquato Tasso’s masterpiece, Gerusalemme liberata. In this short essay I’ll provide the necessary evidences to demonstrate the existence of a deep connection between those two poems, and establish how it is organized. In particular, Cataneo’s literary legacy, which is underlined by a long list of quote, is strongly perceptible for what concerns the expression of feelings and thoughts. Amor di Marfisa, in this regard, gives to the young Tasso an unusual example of epic poem interested in characters’ psychology: aspects such as the self-analysis and the fragmentation of the ego are underrated in Ariosto’s Orlando furioso and all the other Italian poems in ottava rima, whereas they are fundamental in Cataneo’s poem. More than just an example, it represents for Tasso a training ground and a mine, where he founds themes and lexicon that later will be used in Gerusalemme liberata.
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Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giovanili di Paolo Paruta (metà XVI sec.)
60-73Views:147During the mid-1560s, Paolo Paruta (1540-1598), future Ambassador of the Republic of Venice in Rome (1591-1595) and author of the three books of Perfettione della Vita Politica (Venice, 1579) wrote some poems: the canzone Donna, che fosti tra le donne un Sole, and three somnets. The former was then published in Dionigi Atanagi’s Rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori, in morte della Signora Irene delle Signore di Spilimbergo (Venice, 1561), the latters were insert in Diomede Borghesi’s anthology for Cinzia Braccioduro Garzadori (then published in Padua, 1567, without Paruta’s somnets).
Writing those juvenile poems and making them circulate among the Venetian literary circles (such as Domenico Venier’s), Paruta was looking not only for artistic approval, but also for social visibility: the canzone and the somnets were part of his wider strategy for social climbing inside Venetian patrician ruling class.
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Populismo: una categoria storiografica controversa
80-94Views:335La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.
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«Trista è tal arte e tristo quel che spende / tutto il suo tempo in opra così vile»: edizione critica e commento dell’Alfabeto de’ giuocatori di Giulio Cesare Croce
110-124Views:153Giulio Cesare Croce (1550-1609) was a polygraph who composed several poetical works that describe the daily life of the Bolognese people. This paper examines Alfabeto de’ giuocatori, a poem dedicated to the theme of the game and of the vices and virtues of the players. The author analyzes the poem and discusses the transmission of the text and philological variants. The article is concluded by the critical edition and the commentary (regarding philological, linguistic, lessical and literary aspects).
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Max Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo rinascimentale
122-130Views:136The paper examines thè characteristics of Max Gobbo’s writing in his fantasy novel Alasia - The Iron Maiden. The novel is set in a dystopian XVI century Italy infested by demons, vampires and other strange creatures. The novel unfolds in a clear and flowing prose, supported by a simple and effective writing, expressing thè complexity of a world of darkness, in thè hands of devils. It is full of suspense, of comings and goings, of mythical evocations, as of dramatic moments and a humorous multitone irony.
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Testimoniare “un altro tempo all’interno del nostro tempo”: Tutto il miele è finito di Carlo Levi
10-27Views:195Tutto il miele è finito fa parte dell'interesse di Carlo Levi per le culture Altre e nella continuità dell'incontro con la diversità antropologica del Mezzogiorno inaugurato da Cristo fermato a Eboli. Questo articolo si concentra sul tema dell'arcaico, e sulla prospettiva della "compresenza dei tempi" che caratterizza il pensiero di Levi, per dimostrare come da Tutto il miele è finito emerge la testimonianza "di un altro tempo che precede la storia ma che è se stesso contemporaneo della storia e presente come la storia stessa ”(G. Agamben).
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Siete voi qui, ser Brunetto?». I volti di Brunetto Latini: rappresentazione e autorappresentazione
96-107Views:174As in portrait (attributed to Giotto) of Brunetto Latini and Dante Alighieri, history has tended to pair the two poets, who were both exiled from their native Florence. The role played by Brunetto Latini in Florence’s history paralleled that of the orator Cicero in Republican Rome and Dante, his student, was Florence’s Virgil. The famous “Brunetto’s Song” (Canto XV of Inferno) has generated many controversies, determined and justified by an uninterrupted and secular reflection. The encounter between the protagonist-traveler and his master has great importance also from the point of view of the creation of The Divine Comedy. But the old florentine intellectual does not only appear in this canto: in fact, he is the author and, at the same time, the protagonist of the famous opera Il Tesoretto, a didactic-allegorical poem written in volgare. In my study I focus on the figure of Brunetto Latini and on his representation by Dante. At first I examine the protagonist Latini: how he appears in the canto and what his part is in The Divine Comedy. Then I concentrate on the author Latini and I try to identify the poet’s voices in the texts and descriptions according to the context.