V. 25 (2019): 25 anni di ItalDeb

Pubblicato December 1, 2019

Italianistica Debreceniensis da 25 anni rappresenta un caso speciale nella piccola editoria italiana in Ungheria: è l’unica rivista dedicata interamente alla cultura italiana pubblicata ogni anno senza interruzioni. La rivista è nata contemporaneamente alla (ri)fondazione del Dipartimento di Italianistica dell’Università degli “Studi Lajos Kossuth” (oggi Università di Debrecen), avvenuta nel 1993. La lingua e la cultura italiane venivano insegnate all’Università di Debrecen nel quadro di un Istituto Italiano dall’anno accademico 1923-24 per più di un ventennio, tra gli accademici spiccava il nome di Gaetano Trombatore, famoso critico letterario. Nel primo semestre dell’anno accademico 1949-50 l’Istituto, per decisione del regime comunista, dovette cessare la sua attività. Per lunghi decenni, fino alla rifondazione del Dipartimento, a Debrecen l’italianistica era rappresentata dalle ricerche del noto studioso di Dante, il professore Imre Bán.


Il 25o anniversario di Italianistica Debreceniensis è un traguardo importante e significativo che ci rende orgogliosi del percorso fin qui intrapreso e, allo stesso tempo, come ogni importante anniversario, anche questo sarà motivo di riflessione e di analisi. Nel corso di un quarto di secolo molte cose sono cambiate, e adesso dobbiamo proseguire verso le sfide che ci aspettano tra presente e futuro.
Per festeggiare i 25 anni della nascita della rivista abbiamo invitato a pubblicare i risultati delle loro ricerche colleghi di diverse università europee, con i quali si è stabilito un lungo periodo di amicizia e proficua collaborazione scientifica.
Gli articoli che presentiamo in questo numero spaziano tra le maggiori aree di interesse dell’italianistica in Ungheria: dalla critica letteraria alle relazioni italoungheresi, dalla linguistica alla lettaratura contemporanea, passando per gli studi sul Risorgimento. La presenza di così tante firme prestigiose ci riempie di orgoglio
e speriamo sarà di gradimento per i nostri lettori, per noi è senz’altro uno stimolo per continuare il viaggio nei prossimi 25 anni di storia del nostro Dipartimento.

László Pete, Paolo Orrù

Fascicolo completo

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Articoli

  • Luigi Russo: l’unità di scienza e vita
    10-19
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    281

    Nella sua attività di storico e critico Luigi Russo considerò la letteratura non nella prospettiva circoscritto sapere disciplinare, ma tese sempre a correlarla ad aspetti più ampi del reale, della storia, a “fare storia” più che a “saper leggere”, a connettere sempre “scienza” e “vita”, teoria e prassi, studio e valori etico-politici, secondo l’insegnamento di Francesco De Sanctis, enunciato nella straordinaria omonima prolusione napoletana del 1872, da Russo interpretata nella monografia Francesco De Sanctis e la cultura napoletana del 1928. L’opera di Luigi Russo, antiautoritaria, antidemagogica, antidittatoriale, può ancora essere punto di riferimento per coloro a cui stanno a cuore, insieme, i valori della cultura e della polis.

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    212
  • Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
    20-35
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    275

    La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.

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    350
  • Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli
    36-53
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    373

    L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.

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    288
  • A favore della “grande mutilata”. La pubblicistica italiana filo-ungherese e la questione transilvana nel periodo interbellico
    54-63
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    217

    Il saggio descrive come è stata affrontata la questione della Transilvania durante il periodo tra le due guerre mondiali in Italia da una parte dell'intellighenzia italiana particolarmente pro ungherese.
    Autori e libri riflettono in qualche modo la posizione pro Ungheria emersa durante gli anni Venti in Italia, supportata dal revisionismo del governo fascista e amplificata negli anni Trenta. Numerosi libri e saggi proposero di cambiare i confini tra Ungheria e Romania, fino ai negoziati italo-tedeschi e al Diktat di Vienna del 1940

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    221
  • Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
    64-79
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    276

    Il saggio ricostruisce le reazioni  provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe.  Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.

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    214
  • Populismo: una categoria storiografica controversa
    80-94
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    335

    La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.

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    321
  • Sul raddoppiamento clitico del complemento oggetto e del complemento oggetto indiretto in italiano e in romeno
    95-107
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    311

    L'articolo consiste in una presentazione contrastiva delle funzioni dei pronomi clitici in Accusativo e Dativo in italiano e in romeno. Si occupa fondamentalmente del raddoppiamento clitico, vale a dire la doppia occorrenza del complemento oggetto diretto e del complemento oggetto indiretto. Il raddoppiamento del clitico nei complemento oggetto diretto e del complemento oggetto indiretto è una questione importante per gli insegnanti di studenti romeni di italiano LS e di studenti italiani di romeno LS. Tutte le occorrenze dovrebbero ricevere uguale attenzione: quando il raddoppiamento clitico è obbligatorio, quando è facoltativo o quando è bloccato

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    193
  • Dizionari, sinonimia e marche d’uso
    108-122
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    La straordinaria ricchezza della lingua italiana non sempre viene adeguatamente valorizzata dai dizionari. Nell’epoca della digitalizzazione del dizionario continuano a sopravvivere procedimenti definitori che andrebbero ormai messi al bando. I participi presenti o passati che abbiano anche funzione di aggettivo (per es. nascente) sono talvolta definiti con la formula «Nei significati del verbo». I nomi deaggettivali indicanti qualità, condizione o stato (per es. ordinarietà) sono spesso definiti con la formula “l’essere + aggettivo di base (ordinario)”. Queste definizioni, la cui valenza informativa è pressoché nulla, non rendono certo un buon servizio al lettore. Del tutto diversa è l’impostazione di un dizionario dei sinonimi, che deve cercare di orientare il lettore nel dedalo delle possibili alternative lessicali con l’intento di aiutarlo a trovare i termini più adatti per esprimere le diverse sfumature di uno stesso concetto. La ricerca delle equivalenze semantiche diventa in tal modo una scoperta delle differenze, più o meno rilevanti, che esistono tra una parola e l’altra. Di essenziale importanza a tale riguardo è la funzione delle marche d’uso: la distinzione tra parole fondamentali, parole di alto uso, parole di alta disponibilità e parole comuni, utilissima in molti ambiti, non è di grande aiuto per uno scrivente interessato a informazioni di carattere stilistico. La classificazione per fasce di frequenza non ci avverte per es. che volto è di registro più elevato rispetto a faccia, autovettura è di registro più formale rispetto a macchina, cinematografo nel senso di ‘sala cinematografica’ è antiquato rispetto a cinema.

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    271
  • Friulani nell’industria ungherese con particolare riguardo alla città di Debrecen
    124-145
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    L'emigrazione ha avuto un ruolo significativo nella storia del Friuli per secoli. Sin dal Medioevo, l'emigrazione friulana era caratterizzata principalmente dal movimento di venditori ambulanti (i cosiddetti cramârs) verso i territori tedeschi. Tuttavia, il movimento migratorio friulano più significativo risale ai cinquant'anni precedenti la Prima guerra mondiale, quando la crescente richiesta di manodopera, causata dallo sviluppo industriale europeo, richiamava lavoratori in quantità enormi. Durante questi decenni, l'Impero austroungarico divenne la principale destinazione del movimento, ma il primato dell'Austria fu superato dall'Ungheria negli anni tra il 1892 e il 1894. La migrazione di massa nell'area (avvenuta fino allo scoppio della Prima guerra mondiale) causò cambiamenti duraturi nell'industria ungherese. Le fonti storiche dimostrano che la presenza dei friulani fu significativa soprattutto in alcuni settori, come l'edilizia e la lavorazione della carne. Le aziende friulane attive nel settore della carne durante questo periodo hanno avuto un profondo effetto sulla diffusione e sul successo di un nuovo prodotto: il salame. Va sottolineato che accanto a Budapest e Seghedino, sede del famoso salame Pick, Debrecen ha avuto un ruolo chiave in questo processo con le sue due fabbriche della famiglia Boschetti e Vidoni e dei loro lavoratori migranti

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    242
  • Il ruolo dell’Italia per la realizzazione del progetto della Confederazione Danubiana del 1862
    146-161
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    271
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    249