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  • Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
    20-35
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    240

    La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.

  • Umberto Eco e l’Apocalisse
    146-159
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    L’Apocalisse è un mitologema che ha fornito forme simboliche e strutture narrative alla letteratura contemporanea: Karl Löwith, Frank Kermode, Ernst Bloch sono solo alcuni degli studiosi che hanno messo a tema la resistenza e la produttività del paradigma apocalittico nell’età secolare. Umberto Eco ha intrattenuto con l’Apocalisse un lungo commercio, fin dalla pubblicazione di
    Apocalittici e integrati. Nei suoi saggi e nei romanzi, l’Apocalisse appare come dispositivo di rivelazione, ma anche di occultamento e falsificazione (Il nome della rosa), e come modello transmediale di traduzione e di riuso (Beato di Liebana, Enrico Baj, La misteriosa fiamma della regina Loana).

  • Traduzioni belles infidèles. Commenti a quelle dei componimenti lubrici di Domenico Tempio
    161-182
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    376

    Belles infidèles is a French expression highlighting a well-known problem in translating from one language to another. This is true especially in the field of literature and particularly in poetry, where the exterior aspects of the words (for example, the harmony of rhymes, the images, the emotional vibrations, the semantic fields, the polysemy, and so on) become substantial and hardly translatable. The essay focuses on some bad translations of some selected verses from the obscene poems by a 18th-century Sicilian dialect poet, Domenico Tempio: they clearly show the translators’ intervention, who took many liberties and betrayed the formulation, the sense and the effect of the original texts. The essay proposes some more faithful translations of them.