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  • «In piedi, guardando dal finestrino». Memoria, parola, corpo nell’immaginario ferroviario di Leonardo Sciascia
    73-84
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    40

    Immagine dirompente e ricorrente nel romanzo e nella novellistica italiani, a partire da metà Ottocento, il treno assume, nell’opera di Leonardo Sciascia, una funzione peculiare, non esclusivamente tematica. Legato al ricordo indelebile del primo viaggio della sua infanzia, il treno diventa presto, per lo scrittore di Racalmuto, un topos a cui fare ricorso per la rappresentazione di alcuni dei motivi letterari a lui più cari: l’esercizio della memoria, il potere della parola, la gioia dei corpi. Attraverso i riscontri testuali ritenuti più significativi, il contributo intende offrire una rappresentativa esemplificazione delle argomentazioni proposte.

  • Dall'Italia agli Usa: gli italiani di Cleveland, le loro tradizioni e la loro eredità
    110-118
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    383

    Sarebbe difficile negare l'influenza che gli italiani hanno avuto sugli Stati Uniti d'America e sul tessuto stesso della vita culturale americana. Non solo metropoli come New York City e Chicago con la loro popolazione di milioni di cittadini ospitano comunità e quartieri italiani significativi, ma lo sono anche città con diverse centinaia di migliaia di abitanti come Boston, Baltimora, Syracuse, St. Louis o Cleveland. Il presente lavoro intende concentrarsi sugli italiani di Cleveland, Ohio, che senza dubbio costituiscono una parte organica e significativa della popolazione della città. Ha lo scopo di offrire una panoramica sulla formazione dei quartieri italiani, dalle prime ondate di immigrati italiani nel 19° secolo, e le opportunità degli italiani di seconda, terza o ennesima generazione di riscoprire le loro comuni radici italiane, di preservare usi e costumi del vecchio paese attraverso una vasta gamma di eventi culturali italiani, i centri della comunità italiana della città e i luoghi della memoria, o i media italo-americani locali

  • Monicelli e la memoria della Grande Guerra
    125-139
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    In my essay, I examine Mario Monicelli’s La Grande Guerra, in order to verify if its comic and anti-heroic perspective really leads to a new concept of WWI. I first retrace the director’s previous filmography, where the characters, genres and patterns which will recur in La Grande Guerra originally take shape. I then reconstruct the movie’s genesis, focusing on the sources the screenwriters refer to: not only WWI movies and memories, such as Kubrick’s Paths of Glory and Lussu’s Un anno sull’Altipiano, but also, quite unexpectedly, La vita militare by De Amicis.

    On this basis, I analyse the representation of the war, in its figurative and narrative elements. In many senses, it’s a war seen from the ground, and indeed the scenography and script take inspiration from the soldiers’ pictures of the front and their military songs. In this realistic context, Monicelli develops the plot of two cowardly privates, from a poor, undisciplined background, who ultimately identify with their nation enough to sacrifice themselves for their compatriots.

    The purpose of highlighting the unacknowledged war contribution of the mass, however, is somehow contradicted by the army’s image. The comic and anti-heroic aspects, indeed, concern only the low-ranked soldiers, while the Command is represented in a sentimental way. In this respect, Monicelli confirms a rhetoric coming from De Amicis, and later inherited by Fascism: the army as an image of a model society, where North and South, rich and poor, educated and illiterate unite, and where everyone deserves his hierarchical rank.