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  • Foscolo e gli “amici” del Conciliatore
    31-46
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    76

    Il primo numero del «Conciliatore» esce nel settembre 1818; esso ha alle sue spalle accese discussioni. Silvio Pellico, che ne fu il più assiduo propugnatore, si sentiva parte di una élite intellettualmente egemone. Il segno foscoliano circola nelle opere di questi giovani intellettuali della nuova generazione. È la crisi di una generazione che finisce per investire l’idea stessa di letteratura e che vede il passaggio dalle certezze dell’Illuminismo alle inquietudini romantiche. La querelle des anciens et des modernes portò alla luce lo iato incolmabile che contrapponeva Foscolo ai suoi amici e allievi. La posizione assunta dall’esule rischiava di porlo contro i suoi amici più cari, i romantici, e di avvicinarlo maggiormente ai suoi detrattori, i classicisti. Foscolo non riesce a intravedere nessuna possibilità di riuscire a sperimentare una valida mediazione. Netto sintomo della sua perentoria chiusura.

  • Un esperimento didattico. Tre parole per Dante: esilio, desiderio, destino
    8-16
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    L’articolo, partendo da una rapida riflessione sull’anniversario dantesco del 2021, tenta di offrire una rappresentazione complessiva dell’autore Dante attraverso una forma concentrata che mescola precisione scientifica e brevitas, concentrazione simbolica e narrazione; lo studio si presenta quindi come un esperimento che si svolge a metà strada tra discorso pubblico e discorso scientifico su Dante, in quell’area intermedia, di valore ugualmente culturale e politico, che è la didattica.

  • Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
    64-79
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    Il saggio ricostruisce le reazioni  provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe.  Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.