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  • Le femmine sapute di Anna Banti. Da Artemisia a Il bastardo
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    Tra il 1980 e il 1981 Anna Banti pubblica sulla terza pagina del «Corriere della Sera» undici ritratti di pittrici. La rubrica si apre con un articolo su Sofonisba Anguissola, autrice dell'Autoritratto al cavalletto, simbolo della rivendicazione dell'identità femminile che rimette in discussione il ruolo assegnato alla donna nel Cinquecento. È il culmine di una riflessione iniziata nel 1947 con il romanzo Artemisia. Famosa nella cronaca dell'epoca per essere stata al centro di un processo per stupro, Artemisia Gentileschi viene letta come la figura responsabile di un talento, la pittura, difeso a costo di una solitudine che l'accompagna fino alla morte. Le donne muoiono è il titolo di una raccolta di quattro racconti pubblicata nel 1951. Nell'ultimo, Lavinia fuggita, ritorna il tema della vocazione. Nella Venezia del Settecento, dove comporre musica era considerata una professione maschile, Lavinia non riesce a rinunciare alla naturale inclinazione a manipolare gli spartiti con battute di sua invenzione. L'ultimo personaggio femminile che rifiuta di intraprendere la via tradizionale del matrimonio è Cecilia De Gregorio, protagonista de Il bastardo, il romanzo pubblicato nel 1953. Attraverso un percorso austero ma non privo di dubbi, racconta la storia di una donna che trova realizzazione nella propria vita. studia e diventa ingegnere capo di un'azienda

  • “Prego, signorina”. La rappresentazione della maestra nella letteratura e nel cinema: da Maria Messina ad Alberto Lattuada
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    L'articolo aspira ad aprire una prospettiva nuova di studio sulla figura della maestra nella prima metà del Novecento italiano. Partendo da tre opere narrative meno note (due di scrittrici donne), il saggio sviluppa le stesse tematiche con uno sguardo su alcune opere rappresentative del cinema degli anni Quaranta e Cinquanta. In questa chiave, lo studio non vuole avere pretesa di esaustività, ma al contrario si pone come analisi tematica intorno alla figura femminile della maestra non sempre adeguatamente riconosciuta e analizzata. Nella prima parte si analizza un gruppo di tre novelle: L’ora che passa (1911) di Maria Messina ruota attorno a una maestra svuotata e disillusa, Rosalia, che non ha trovato nel suo mestiere i mezzi per emanciparsi; Anima bianca (1917) di Ada Negri presenta invece una maestra, Rosanna, pienamente realizzata nella sua funzione al punto da lasciarsi morire quando un evento mina la sua capacità di insegnare; infine, Un’osteria (1920) di Federigo Tozzi apre un dibattito contemporaneo sulla sofferenza di quegli insegnanti, come Assunta, costretti a lavorare lontano da casa. Nella seconda parte del saggio, invece, il discorso si sposta sul cinema: Maddalena… zero in condotta (1940) di Vittorio De Sica è la parabola della professoressa Elisa Malgari, la quale deve imparare la lezione più importante, lasciarsi amare da un uomo; infine, Scuola elementare (1954) di Alberto Lattuada apre uno squarcio sulla crisi della supplente Laura Bramati alla ricerca della sua vera identità professionale.