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Siete voi qui, ser Brunetto?». I volti di Brunetto Latini: rappresentazione e autorappresentazione
96-107Views:174As in portrait (attributed to Giotto) of Brunetto Latini and Dante Alighieri, history has tended to pair the two poets, who were both exiled from their native Florence. The role played by Brunetto Latini in Florence’s history paralleled that of the orator Cicero in Republican Rome and Dante, his student, was Florence’s Virgil. The famous “Brunetto’s Song” (Canto XV of Inferno) has generated many controversies, determined and justified by an uninterrupted and secular reflection. The encounter between the protagonist-traveler and his master has great importance also from the point of view of the creation of The Divine Comedy. But the old florentine intellectual does not only appear in this canto: in fact, he is the author and, at the same time, the protagonist of the famous opera Il Tesoretto, a didactic-allegorical poem written in volgare. In my study I focus on the figure of Brunetto Latini and on his representation by Dante. At first I examine the protagonist Latini: how he appears in the canto and what his part is in The Divine Comedy. Then I concentrate on the author Latini and I try to identify the poet’s voices in the texts and descriptions according to the context.
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Un esperimento didattico. Tre parole per Dante: esilio, desiderio, destino
8-16Views:137L’articolo, partendo da una rapida riflessione sull’anniversario dantesco del 2021, tenta di offrire una rappresentazione complessiva dell’autore Dante attraverso una forma concentrata che mescola precisione scientifica e brevitas, concentrazione simbolica e narrazione; lo studio si presenta quindi come un esperimento che si svolge a metà strada tra discorso pubblico e discorso scientifico su Dante, in quell’area intermedia, di valore ugualmente culturale e politico, che è la didattica.
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Sardegna tra leggenda e realtà: ‘Sa femmina accabadora’, colei che dà la buona morte, nelle immagini e nelle parole di alcuni autori sardi
77-84Views:519The term accabadora refers to a woman entrusted with the task of facilitating the passing of the dying people. She killed for pity, called by the families of the patients to relieve their sufferings on their own deathbed. Basically, she practiced a sort of ante litteram euthanasia. But that carried out by the woman was also a necessary action for the survival of relatives who, most of the time, did not have the necessary resources to alleviate the sufferings of the kinsmen. Furthermore, in small towns, the doctor was often several days away on horseback. While the accabadora took life away, on the other hand, she gave it back, helping the women of her community to give birth. Everyone in the village knew the activity of these women but all of them were silent. They were convinced that the work of the accabadora was a meritorious work because it took the burden of putting an end to the sufferings of the patient. They implicitly recognized in it a social utility. After outlining the figure of 'sa fèmmina practica', this report analyses some works by Sardinian authors who are interested in it. Above all, we will mention the novel by Michela Murgia, Accabadora (Campiello prize 2010); the film by Enrico Pau, L'accabadora; the novels L’ultima agabbadòra by Sebastiano Depperu and L'agabbadora. La morte invocata by Giovanni Murineddu; the short film Deu ci sia by Gianluca Tarditi, winner of the 2011 Golden Globe at 48th New York Film Festival; Ho visto agire s’accabadora by Dolores Turchi; Eutanasia ante litteram in Sardegna. Sa femmina accabadora by Alessandro Bucarelli and Carlo Lubrano and S’accabadora e la sacralità del femminino of Maria Antonella Arras.
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Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
20-35Views:276La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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La poligenesi del soggetto: da Ovidio al moderno e ritorno
177-185Views:64Il Saggio ricostruisce, in una prospettiva di longue durée, il processo Poligenetico della «Nascita del Sé», dal tema Classico in Plauto e Ovidio, passando per Dante, la commedia elegiaca medievale, e la tradizione umanistica dei “Cantari”, fino alla scena fiorentina e alla svolta machiavellica. In conclusione, il Soggetto non è un'invenzione moderna, ma un fenomeno continuo e aperto di riscoperta nella cultura occidentale.