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Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria
20-35Views:276La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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L'esaltazione dell'identità nazionale italiana nel discorso di Matteo Renzi
74-95Views:156Nations are one of the most well-established constructs in our society, and they represent a very attractive benchmark for personal and social identification. Political speeches, as well as, for example, media discourse and popular culture, constantly reiterate myth, culture and history of nations in order to reaffirm and preserve their positive image, and this tendency doesn’t seem to be weakened by some contemporary events like globalization and the reinforcement of transnational systems.
As a proof of this trend, the present work proposes an in-depth analysis of the speech held by the then Italian Prime Minister Matteo Renzi at the European Parliament on the occasion of the inauguration of the Italian semester of presidency on July 2, 2014, aiming to demonstrate that also supranational contexts are exploited to reiterate national identity and priorities.
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Goliarda Sapienza atipica “giornalista militante”
198-214Views:263This paper retraces Goliarda Sapienza’s no-fiction production between 1981 and 1988, considering in particular two feminist reviews of that period such as «Quotidiano Donna» and «Minerva: l’altra metà dell’informazione» on which she wrote articles about society, most of them never considered before today. Excluding the topic of the prison in her most important novels L’università di Rebibbia (1983) and Le certezze del dubbio (1987), the 80s could be defined as a moment of experience inside and beyond the Italian political context. Her reflections on Feminism authorize an interpretation of her “anomalous” way of thinking. At the end, the need to belong to a group will also open the following season.
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Pepe-Lamartine Una polemica letteraria e un duello per il Risorgimento
64-79Views:277Il saggio ricostruisce le reazioni provocate a Firenze dalla pubblicazione di Le dernier chant du pelerinage d’Harold di Alphonse de Lamartine (1825), ispirato all'opera incompiuta di Lord Byron. Il ritratto dell'assoluta decadenza dell'Italia contemporanea, con la definizione dei suoi abitanti di "polvere d'uomini", indignò gli intellettuali, che avrebbero voluto rispondere nell'Antologia di Vieusseux, il periodico più importante dell'epoca. Pietro Giordani intendeva anche rispondere a Lamartine pubblicando un saggio sulle Operette Morali del giovane (e ancora sconosciuto) Giacomo Leopardi, interpretato come un grande e vivente italiano. La censura ha impedito questa e altre risposte, ma non un aspro riferimento contenuto in un opuscolo dell'esiliiato napoletano Gabriele Pepe. Ferito nell'orgoglio, Lamartine (all'epoca responsabile dell'ambasciata francese a Firenze) sfidò Pepe a duello. La vittoria di Pepe suscitò un grande entusiasmo a Firenze e in tutta Italia. Il tema dell'onore offeso e vendicato con una prova di valore divenne una costante e fu imitato molte altre volte, nella realtà e nella letteratura, alimentando l'immaginazione di diverse generazioni.
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Scrivere e descrivere: La pervasività dell’ekphrasis nella poesia di Edoardo Sanguineti
Views:248This paper aims to explore the all-pervasiveness of the technique of ekphrasis within Edoardo Sanguineti’s poetry, from Laborintus (1956) to Varie ed eventuali (2010). The study is conducted looking at six exemplary texts (Laborintus 3 and 7, Reisebilder 14, Cataletto 1, Corollario 43, Mantova 15) belonging to different periods of Sanguineti’s literary career and comparing them with the visual objects that they describe. In this way, the study tries to show the usage of ekphrasis not only as a simple rhetorical device but also as a primary poetical tool. Finally, the article drafts some future ways for further investigation, such as the cataloguing of all the ekphrasises hidden in Edoardo Sanguineti’s poetry, the application of the theoretical results achieved by the international visual studies, and the possibility of connecting Sanguineti’s ekphrasis with the ones used by other Italian contemporary poets.
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Max Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo rinascimentale
122-130Views:136The paper examines thè characteristics of Max Gobbo’s writing in his fantasy novel Alasia - The Iron Maiden. The novel is set in a dystopian XVI century Italy infested by demons, vampires and other strange creatures. The novel unfolds in a clear and flowing prose, supported by a simple and effective writing, expressing thè complexity of a world of darkness, in thè hands of devils. It is full of suspense, of comings and goings, of mythical evocations, as of dramatic moments and a humorous multitone irony.
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Testimoniare “un altro tempo all’interno del nostro tempo”: Tutto il miele è finito di Carlo Levi
10-27Views:195Tutto il miele è finito fa parte dell'interesse di Carlo Levi per le culture Altre e nella continuità dell'incontro con la diversità antropologica del Mezzogiorno inaugurato da Cristo fermato a Eboli. Questo articolo si concentra sul tema dell'arcaico, e sulla prospettiva della "compresenza dei tempi" che caratterizza il pensiero di Levi, per dimostrare come da Tutto il miele è finito emerge la testimonianza "di un altro tempo che precede la storia ma che è se stesso contemporaneo della storia e presente come la storia stessa ”(G. Agamben).
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Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli
36-53Views:373L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.