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Proemi, tempi e tecniche delle Storie di Livio
83–100Views:61Livy’s book I, first published on its own after January of 27, when Octavian received the title Augustus, republished probably with books II-V, to form a unified first pentad, was written roughly in the years 33-32, certainly before the battle of Actium. This is clear from certain passages and it casts light on Livy’s method, involving a long interval between writing and publication, with continuous revision of the text; books CXXI ff., editi post excessum Augusti, can thus have been composed in the years 6-14 A.D., when Livy went back to Padua.
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SHA, Vita Cari 2-3: un excerptum di biologismo storico
107–135Views:49Nell’applicazione del biologismo alla storia di Roma, l’excursus di SHA, Car. 2-3 segna il punto d’arrivo di un percorso tracciato da Varrone Reatino con il De vita populi Romani; la reviviscenza tardoantica del poligrafo si verifica attraverso vari autori, in primis Agostino, che presenta alcuni passi del De civitate Dei decisivi per chiarire punti controversi comuni all’HA e al Seneca di Lattanzio, risalenti entrambi in ultima analisi a Varrone. Da costoro, oltre che da Floro, il più aderente nel rispettare la demarcazione varroniana al 264 fra adulescentia e iuventus, ha preso le mosse il sedicente Vopisco, caratteristico nel riproporre la tripartizione delle singole età peculiare di Varrone, a quanto asserito da Servio. Tutti gli epigoni varroniani, a partire da Seneca, hanno postdatato al principato postaugusteo la diagnosi di senectus imperii a causa dell’amissa libertas, suggerita a Varrone dall’esperienza triumvirale e della dittatura di Cesare.
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Non re ma Cesare
139–155Views:46La risposta di Cesare all’acclamazione a re si presta a due interpretazioni: o voluto gioco di parole sul cognomen Rex, proprio della gens Marcia (così le fonti greche ed espressamente Appiano), oppure messaggio di Cesare a sottolineare la sua superiorità sui re, alleati o vassalli del popolo romano. L’analisi delle testimonianze relative agli ultimi anni di Cesare porta alla seconda interpretazione, rettificando chi la ritiene formatasi con l’andar del tempo, a partire dai Flavi, che non possono più invocare la discendenza diretta, sostenendo invece che tale valenza fu conferita al cognomen dallo stesso dittatore.